Tecnologie per i beni culturali

All’origine dell’attuale ricerca della Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci - il celebre dipinto murale incompiuto i cui resti potrebbero celarsi sotto gli affreschi di Giorgio Vasari nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio – sta anche l’attività del Laboratorio di Tecnologie per i Beni Culturali e Ambientali del Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni. Di quella indagine e delle più recenti applicazioni delle tecnologie nel campo dei beni culturali parliamo con Massimiliano Pieraccini, che nel 2000 ha fondato il Laboratorio insieme a Carlo Atzeni.

Professore, da dove nasce  la ricerca dell’Ateneo sull’uso dei radar nel campo dei beni culturali?
Alla fine degli anni ’90 ci fu un progetto governativo denominato “Parnaso” che incentivava le applicazioni delle nuove tecnologie per i beni culturali: in quell’occasione Carlo Atzeni ed io proponemmo un’avanzata tecnologia radar di introspezione muraria, che usava un principio analogo a quello impiegato per visualizzare la Terra dallo spazio…

…e questo cosa ha a che fare con la battaglia di Anghiari?
La ricerca del famoso dipinto murale di Leonardo ha una storia lunga. In una prima fase, negli anni Settanta, le ricerche hanno riguardato la parete ovest del Salone dei Cinquecento, opposta rispetto a quella interessata dall’indagine attuale. Anni dopo, nel 2002, Maurizio Seracini, l’ingegnere al centro dell’attuale ricerca del dipinto, mi chiese di usare un metodo non invasivo per scandagliare la parete est della sala. Il mio laboratorio progettò un radar con una risoluzione estremamente elevata e che, soprattutto, operava senza contatto con la superficie muraria, cioè a distanza. Lo strumento fornì immagini dell’interno della parete, rivelando un’intercapedine. Ciò, ovviamente, non significa in alcun modo che tale cavità possa preservare tracce del famoso dipinto. 

Il radar usato nel Salone dei Cinquecento