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Il Centro Studi "Aldo Palazzeschi" per il Museo Novecento

Un importante contributo artistico per il Museo Novecento - il sito espositivo, dedicato all'arte italiana del XX secolo, inaugurato nel giugno scorso in piazza Santa Maria Novella - viene dall'Ateneo fiorentino.

Diciassette dipinti, facenti parte dell'eredità che lo scrittore Aldo Palazzeschi lasciò nel 1974 alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Firenze, entrano a far parte della nuova esposizione, ospitata presso l'Antico Spedale delle Leopoldine, che propone complessivamente una selezione di circa trecento opere distribuite in quindici ambienti espositivi, oltre ad altri spazi per studio, conferenze, proiezioni.

"I dipinti messi a disposizione dell'Ateneo sono dodici quadri di Filippo De Pisis, uno dei maggiori interpreti della pittura italiana della prima metà del Novecento – spiega Gino Tellini, direttore del Centro Studi "Aldo Palazzeschi", la struttura dell'Ateneo dedicata alla conservazione e alla valorizzazione dei materiali manoscritti e iconografici, lasciati in eredità dal letterato fiorentino – Ad essi si accompagnano due pitture di Nino Tirinnanzi e opere di Corrado Cagli, Mario Marcucci ed Emilio Notte. La collezione – che in anni passati era parte integrante del museo comunale 'Alberto Della Ragione' in Piazza della Signoria – viene ora esposta a rotazione nel nuovo Museo Novecento, in base ad una convenzione fra Ateneo e Comune di Firenze, in via di perfezionamento".

In particolare, il rapporto fra Palazzeschi e il più giovane De Pisis data dall'aprile del 1925, quando i due si incontrano a Parigi: il poeta e scrittore fiorentino – che, pur nella vicinanza alle diverse correnti letterarie del crepuscolarismo prima, e del futurismo poi, ha sempre mantenuto la propria individualità e peculiarità – si è ormai lasciato alle spalle l'esperienza marinettiana, mentre il pittore ferrarese, reduce dall'incontro con De Chirico e con il suo stile metafisico, nella capitale francese è in cerca di nuovi stimoli.

De Pisis Natura morta con carpa

De Pisis, Natura morta con carpa, conchiglie e limoni nel paesaggio di Pomposa (1931)

L'amicizia fra i due – testimoniata anche dall'acquisto a più riprese da parte di Palazzeschi dei quadri di De Pisis, a Parigi e in Italia – è attestata dall'assidua presenza del pittore ferrarese in numerose pagine dello scrittore che lo descrive "tutto invaso da una luce per la quale più propriamente possiamo definirlo veneziano", continuatore del Guardi e del Canaletto. Queste parole sono contenute nella novella "Il ritratto della regina", scritta da Palazzeschi nel 1948 e in diretta relazione con un quadro di De Pisis del 1931, "Natura morta con carpa, conchiglie e limoni", che fa parte della collezione concessa dall'Ateneo. "La regina – spiega ancora Tellini – è una stupenda carpa pescata nella Senna che colpisce De Pisis, in compagnia di Palazzeschi a Parigi, per il manto di smeraldo e il petto d'oro. Il pittore la compra e la vuole ritrarre fra un gruppo di carciofi, dei limoni, gusci d'ostrica e gamberetti: sullo sfondo della natura morta dipinge la pianura di Ferrara con i suoi acquitrini, la Badia di Pomposa, e, più in lontananza, i monti di Bologna: la Croara. E' un paesaggio dell'anima. Così il bellissimo pesce, che ebbe la fortuna di essere ributtato nel fiume parigino, diventa personaggio della novella".

Ed esiste, in effetti, fra i due artisti una sorta di sintonia, come ricorda ancora Tellini: "In De Pisis troviamo un dinamismo coloristico e, soprattutto, una rappresentazione intensa della vita negli aspetti più solari, una vitalità carica di luce, una raffigurazione dell'aspetto creaturale della realtà, che è anche un tratto tipico della letteratura di Palazzeschi".

Aldo Palazzeschi in costume da gondoliere

Nino Tirinnanzi, Aldo Palazzeschi in costume da gondoliere (1957)

Alcuni dipinti di De Pisis raffigurano vedute veneziane, come il ponte di Rialto o San Giorgio, assai care a Palazzeschi, unito alla città lagunare da un'intensa affezione che lo spinge a comprare un piccolo appartamento vicino a Piazza San Marco nel 1951 e un altro nel 1955. Un altro pittore, Nino Tirinnanzi, dipinge Palazzeschi in costume da gondoliere nel 1957 e il quadro fa parte della collezione ora ospitata nel Museo Novecento. "Io amo tanto Venezia – dirà lo scrittore fiorentino in un'intervista di Carlo Mazzarella del 1965 – perché lì è soltanto l'uomo che opera. È soltanto l'uomo che ha agito, che ha creato e da una pozzanghera ha tirato fuori questo grande miracolo". Proprio il rapporto fra Palazzeschi e Venezia è oggetto della pubblicazione, realizzata recentemente dal Centro Studi Palazzeschi a cura di Simone Magherini, che raccoglie gli atti di un convegno, tenutosi nel 2013 a Venezia in collaborazione con la Fondazione Querini Stampalia ("Aldo Palazzeschi e Venezia. Atti della Giornata di studio" 2014, Firenze). (ddb) 

 
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