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Archeologia, torna alla luce a Prato la città medievale

Prato lo scavo del lastricato
Riemerge un pezzo della Prato medievale grazie agli scavi condotti dai ricercatori dell’Università di Firenze. In piazza Santa Maria delle Carceri sono tornati alla luce due tratti di lastricato stradale, un edificio e un’area del cantiere per l’edificazione della Chiesa quattrocentesca, cui la piazza è intitolata.

L’amministrazione comunale di Prato ha messo in cantiere un programma di archeologia preventiva in occasione dei lavori per la riqualificazione di piazza delle Carceri, con la direzione scientifica di Guido Vannini, ordinario di Archeologia medievale e in collaborazione con le Soprintendenze per i Beni Archeologici e per i Beni Artistici e Architettonici della Toscana.

Incaricato delle indagini lo spin-off accademico “Laboratori Archeologici San Gallo”, costituito dai ricercatori di Archeologia medievale dell’Ateneo fiorentino. L’obiettivo delle indagini, dirette sul campo dalla dr. Chiara Marcotulli, il crocevia fra due degli insediamenti altomedievali dalla cui fusione ebbe origine Prato: la curtis e il palatium dei conti Alberti (che dominarono la città fino al XII secolo), il castellum dell’Imperatore Federico II di Svevia e la seconda cinta muraria.

La storia e il risultato degli scavi sono ora in un video, realizzato dal Servizio produzioni multimediali dell’Università di Firenze, disponibile online in concomitanza con la presentazione al pubblico dei risultati delle indagini, che si è svolta il 16 maggio.

“Dopo le indagini georadar, a cura dell’Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali del CNR, abbiamo condotto gli scavi stratigrafici, per verificare e documentare tutto il potenziale archeologico della piazza - spiega Guido Vannini, - Gli scavi hanno portato alla luce almeno tre aree di particolare interesse archeologico.”

“La prima è relativa a una struttura quadrangolare che ipotizziamo fosse la base di appoggio di una macchina di cantiere, probabilmente funzionale alla costruzione della chiesa di Santa Maria delle Carceri, alla fine del XV secolo - racconta il docente -. La seconda comprende un tratto di lastricato stradale, direzionato verso l'altra area archeologica di Palazzo Banci, affiancato da un edificio, probabilmente un'abitazione, a base quadrangolare, con i setti murari rasi.”

“La terza - aggiunge Vannini - è un altro lastricato stradale orientato nord-sud che, per l’eccellenza tecnica costruttiva e la dimensione (5,4 metri), appare di grande rilevanza per la storia medievale della città, già dalle prime analisi. Da quello che emerge dalle indagini fin qui condotte entrambi i setti stradali potrebbero essere stati utilizzati fino alla seconda metà del XIV secolo, mentre l'edifico potrebbe aver cessato la sua funzione a partire dalla metà dello stesso secolo.”

“Il patrimonio medievale di Prato - conclude il docente - è uno dei meglio conservati in assoluto e questi rinvenimenti sono di grande rilievo per una ‘storia archeologica’ della città, che adesso diventa praticabile. Continueremo a lavorare per realizzare attività di comunicazione diffusa, assieme alla rete museale di Prato, e promuovere la storia medievale di Prato anche in termini socio economici, in un’ottica di Archeologia Pubblica.” (sd)

particolare della pianta del centro storico di Prato

 
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