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A cinque anni dal terremoto dell'Aquila il contributo dell'Ateneo ai piani per la ricostruzione

Entro giugno partiranno i lavori per la ricostruzione del centro storico di Castelnuovo, frazione di San Pio delle Camere, uno dei comuni della provincia dell’Aquila più danneggiati dal terremoto del 6 aprile 2009. Il piano è stato messo a punto dal Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale (Dicea) dell’Ateneo fiorentino e dal Dipartimento di Architettura (Dida). Nel complesso l’intervento in Abruzzo ha coinvolto circa 20 persone tra docenti, ricercatori, assegnisti e dottorandi. Questo gruppo di lavoro sarà impegnato, almeno nelle prime battute, anche nella fase attuativa della ricostruzione che richiederà sei anni secondo quanto previsto dal cronoprogramma. 

Per conoscere alcuni aspetti dell’intervento in Abruzzo, abbiamo rivolto alcune domande ad Andrea Vignoli, ordinario di Scienza delle Costruzioni, che ha coordinato il gruppo di lavoro fiorentino già all’indomani del sisma.

Subito dopo il terremoto a L’Aquila di cinque anni fa l’Università di Firenze è intervenuta per collaborare al fianco della Protezione Civile. Che tipo di supporto ha fornito nello specifico il  Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale nelle prime settimane?

Il Dipartimento si è attivato in quanto fa parte della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica (ReLuis) a cui la Protezione Civile si è rivolta all’indomani del sisma. Il nostro intervento ha interessato principalmente il comune di San Pio delle Camere, situato a circa venti chilometri dal capoluogo abruzzese, ed in particolare la frazione di Castelnuovo. Qui nei primi tre mesi abbiamo verificato l’agibilità degli edifici. A seguire, in collaborazione con la Protezione Civile, ci siamo concentrati sulla valutazione dei danni.

Cosa prevede il piano di ricostruzione? Nella definizione di questa proposta è prevalso un criterio conservativo o si sono individuate anche delle possibili linee dello sviluppo?

Il piano di ricostruzione nelle aree interessate dal rischio idrogeologico prevede anzitutto un intervento di messa in sicurezza del sottosuolo che si presenta complesso per via della presenza di numerose cavità ipogee. Per il resto il nostro sforzo è stato quello di ricostruire il paese così com’era, con l’obiettivo di salvaguardarne ovviamente l’identità. In alcuni casi però abbiamo previsto delle novità, concentrate in particolare in tre aree in cui abbiamo prospettato diverse soluzioni, sulle quali si potrà esprimerà l’amministrazione comunale e che saranno successivamente dotate di un proprio piano particolareggiato. 

L’intervento dell’Ateneo fiorentino in Abruzzo ha visto la partecipazione, grazie a un finanziamento della Regione Toscana, anche di 60 tirocinanti. Che contributo hanno dato questi ragazzi e cosa ha significato per loro un’esperienza sul campo di questo tipo?

I tirocinanti provenivano dalle Facoltà di Ingegneria e Architettura. Hanno svolto un lavoro molto importante nelle due estati 2010 e 2011 raccogliendo i dati necessari alla definizione di un quadro conoscitivo esaustivo sotto il profilo idrogeologico, urbanistico e strutturale. Questa mole di informazioni è stata particolarmente utile anche per la messa a punto del piano di ricostruzione del paese. Per i ragazzi si è trattata di un’esperienza validissima. In molti hanno scelto di approfondire il lavoro svolto sul campo con la tesi di laurea.

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