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Salute, studio sui fattori di rischio della comunità cinese a Prato

Le malattie non trasmissibili come ipertensione e diabete hanno ormai superato quelle trasmissibili; una tendenza mondiale evidente anche in Cina, dove sono molto diffuse, assieme a patologie cardiache e ictus. Sull’incidenza del diabete e dei fattori di rischio cardiovascolare nella comunità cinese di Prato, una delle più grandi d’Europa, l’Università di Firenze ha avviato uno studio, “CHinese In Prato – CHIP”, coordinato da Pietro Amedeo Modesti.
Lo studio sarà condotto in collaborazione con il Beijing Institute of Heart, Lung & Blood Diseases (Cina) e fa parte di un progetto della Società Europea dell’Ipertensione (SEH) che vuole analizzare la salute delle popolazioni immigrate in Europa.
 “Gli studi internazionali finora sono stati condotti nel nord Europa, per conoscere la salute delle popolazioni immigrate in quei paesi, provenienti prevalentemente dall’Africa o dal sud-est asiatico” spiega Modesti, associato di Medicina interna e presidente di un working group sugli immigrati in Europa della SEH.

 Perché uno studio focalizzato sugli immigrati cinesi?

La comunità cinese a Prato rappresenta ormai oltre il 15% del totale dei residenti della zona, ma nessun dato sul diabete e sui fattori di rischio cardiovascolare in questo sottogruppo è disponibile. Lo studio servirà a stimare l’effetto della migrazione sulla popolazione cinese, rafforzare i rapporti tra i residenti cinesi in Toscana e il sistema sanitario regionale e sviluppare una strategia efficace per la prevenzione e il trattamento dei fattori di rischio cardiovascolare (diabete, ipertensione, danni renali) nelle popolazioni vulnerabili.

Quali sono i dati sulla popolazione cinese riguardo alle patologie che studierete?

Negli ultimi decenni si è avuto un importante aumento del diabete in Cina: secondo un recente studio l’11,6% degli adulti cinesi è affetto da diabete mellito, mentre nel 1980 la percentuale era inferiore al 2%. In Europa l'impatto dei cambiamenti dello stile di vita sui fattori di rischio cardiovascolare (diabete, ipertensione e danni renali) nella popolazione immigrata dalla Cina è ancora poco indagato.

 E’ il cambiamento di stile di vita la causa principale dell’aumento di queste patologie?

Da studi condotti nel Regno Unito e nei Paesi Bassi sappiamo che la popolazione immigrata dal sud-est asiatico e dai paesi africani dell’area sub-sahariana ha un rischio di ipertensione e diabete 4 volte più alto della popolazione nativa. Nel Regno Unito, la popolazione immigrata ha un rischio di sviluppare insufficienza renale cronica (dialisi e trapianto renale) 6 volte superiore rispetto alla popolazione nativa.

I soggetti immigrati al loro arrivo nel paese ospite sono in buona salute, e proprio l'avere una buona salute che permette loro di superare le difficoltà dello spostamento. Le cose cambiano negli anni quando il diverso regime alimentare, il nuovo stile di vita e l'aumento dello stress li espongono a un aumento di incidenza di ipertensione e diabete, a cui possono anche essere geneticamente predisposti. Questi fattori di rischio sono poi responsabili dello sviluppo di conseguenze sul sistema cardio-circolatorio e renale. Talvolta questo quadro si complica anche per la presenza di barriere culturali, che non sono solo linguistiche ed economiche, che alla fine contribuiscono a condizionare la salute degli immigrati.

Come procederà lo studio?

Indagheremo la prevalenza di diabete, ipertensione e danno renale in soggetti inseriti nel mondo del lavoro, stratificati per età (18-59 anni) e sesso, appartenenti a tre gruppi: 1600 soggetti cinesi che vivono a Prato; 1600 italiani residenti a Prato; 1600 cinesi che vivono in Cina.

Grazie alla collaborazione con la prof.ssa Dong Zhao, direttore del Beijing Institute of Heart, Lung & Blood Diseases avremo i dati riguardanti la popolazione residente in Cina. La raccolta dei dati in Italia si avvale della partecipazione di 9 ricercatori per un anno.

Lo studio è stato ideato per essere rappresentativo di tutta la popolazione cinese di Prato che consta di diverse decine di migliaia di soggetti. Pertanto è previsto un arruolamento a campione, grazie all'aiuto di epidemiologi e delegati del consolato cinese che conoscono bene la realtà dei loro connazionali. Una volta istruiti sulle finalità e le modalità di esecuzione dello studio questi collaboratori accompagneranno i ricercatori utilizzando anche documentazione scritta in cinese fornita dalla prof.ssa Zhao.

Il progetto è sostenuto anche dalla comunità cinese di Prato?

Sì. Al primo incontro del comitato esecutivo dello studio ha partecipato anche il console cinese a Firenze, la dr.ssa Wang Xinxia che ha promesso la collaborazione sua e delle organizzazioni cinesi per la realizzazione dello studio. (sd)


 

  UniFI - presentazione Studio CHIP - CHinese In Prato

 

UniFI _ presentazione studio CHIP

 

Nella foto in alto, da sinistra, Pietro Amedeo Modesti durante il primo incontro del comitato esecutivo. Nel suo intervento Gian Franco Gensini, presidente del Consiglio scienze della salute umana - COSSUM dell’Ateneo (seduto al tavolo), ha sottolineato come i dati ottenuti dallo studio permetteranno una maggiore conoscenza della salute degli immigrati in Toscana e potranno essere utili per la programmazione della spesa sanitaria regionale. E l’importanza dello studio è stata sottolineata anche da Alberto Zanobini ( primo a sinistra nella foto in basso) responsabile del settore ricerca, innovazione e risorse umane della Regione Toscana. All’incontro hanno partecipato anche il console Wang Xinxia (accanto a Gensini), il direttore sanitario della ASL di Prato Simona Carli, e i ricercatori Mohamed Bamoshmoosh e Stefano Rapi, che hanno spiegato le modalità con cui lo studio verrà condotto.

 
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