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Trasferimento tecnologico, quattro invenzioni fiorentine brevettate negli Stati Uniti nel 2013

Sono state quattro nel 2013 le ricerche targate Unifi che sono state brevettate negli Stati Uniti. “La tutela della proprietà intellettuale in forma di brevetti costituisce un punto significativo dei risultati trasferibili e di interesse economico che l’Ateneo produce - spiega Marco Bellandi, prorettore al trasferimento tecnologico – il risultato ottenuto dai nostri ricercatori ci rende particolarmente orgogliosi, in quanto conferma le potenzialità scientifiche della ricerca scientifica fiorentina in ambito internazionale,  ancora di più in una realtà fortemente competitiva come quella nord americana”.

Ecco nel dettaglio i quattro progetti fiorentini.

Riguarda la cura delle candidosi farmaco resistenti il brevetto ottenuto da Antonio Guarna e Andrea Trabocchi, rispettivamente ordinario e ricercatore di chimica organica del Dipartimento “Ugo Schiff” dell’Ateneo fiorentino, realizzata insieme ad altri studiosi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e dell’Istituto Superiore di Sanità.

La ricerca riguarda lo sviluppo di un rimedio contro le  infezioni fungine da ceppi di Candida albicans, implicati in  patologie infettive gravi che interessano vari organi o la circolazione sanguigna, fra cui candidosi farmaco resistenti e AIDS, grazie allo sviluppo di nuovi inibitori dell’enzima aspartil-proteasi SAP2.

Candida è al  quarto posto nella classifica fra le cause più diffuse di infezioni ospedaliere in Italia, ed è la più diffusa fra le cause fungine. Queste forme invasive delle infezioni sono più comuni fra i pazienti immunocompromessi, come quelli affetti da cancro, da immunodeficienze (AIDS), e fra chi ha subito trapianti e gli   ustionati. Tali infezioni sono associate ad un tasso elevato di  mortalità  nei pazienti in condizioni critiche.

“Abbiamo condotto studi preclinici su due composti selezionati – spiega Guarna -  e testato su animali con infezioni vaginali  da ceppi di Candida, insensibili ai trattamenti con fluconazolo e  caspofungin, ottenendo risultati incoraggianti. La malattia infatti è regredita sensibilmente. Studi preclinici in vivo inoltre hanno dimostrato  l’assenza di tossicità  dei composti selezionati, avvalorando la  reale possibilità  di sviluppo di un farmaco di nuova  generazione”.

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Ha ottenuto il brevetto statunitense, dopo quello europeo, anche un’altra ricerca sviluppata dal Dipartimento di Chimica “Ugo Schiff”, insieme alla società Endura S.p.A. di Bologna. Si tratta di uno studio di nuove metodologie per produrre “intermedi”, sostanze, cioè, che hanno un ruolo importante nella realizzazione dei farmaci.

Nel corso di tale ricerca, il gruppo – composto  da Antonio Guarna ed Ernesto Occhiato, dalla ricercatrice Dina Scarpi e Ernesto Occhiato e dal Valerio Borzatta di Endura - è arrivato ad individuare un metodo semplice, economico ed innovativo per un intermedio che si è dimostrato utile per sintetizzare il Tadalafil, il principio attivo del Cialis (lo stesso del più noto Viagra), recentemente proposto per la cura dell’ipertrofia benigna della prostata.

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Un casco per motociclisti, sciatori e altri operatori o atleti che, nello svolgimento delle loro attività, corrono il rischio di lesioni alla testa a seguito di un impatto. Per questa invenzione hanno ottenuto il brevetto negli Stati Uniti Marco Pierini e Niccolò Baldanzini, rispettivamente professore associato e ricercatore di progettazione meccanica e costruzione di macchine, insieme ad Antonio Scippa, ricercatore di Tecnologie e sistemi di lavorazione, presso l'Ateneo fiorentino e due laureati di ingegneria, Francesco Lorenzi e Roberto Parissenti.

“L’invenzione – spiega Marco Pierini - si applica ai caschi integrali,  e consiste nel prevedere una zona a deformazione controllata, posta sui lati del casco, che permette di dissipare gran parte dell’energia conseguente ad un impatto frontale, sulla mentoniera. In caso di urto nella mentoniera infatti il cinturino può trasferire forze elevate alla mandibola causando lesioni gravi”.

L’inserimento di un elemento ammortizzatore, costituito da un inserto in materiale plasticamente deformabile e/o da una struttura a nido d'ape, permette una migliore capacità di assorbimento dell'energia di impatto. Offre inoltre la possibilità di riportare la mentoniera verso la posizione iniziale dopo l’impatto. “A favore del brevetto concorrono due fattori – aggiunge Marco Pierini - la sua applicazione non altera la forma dei caschi in commercio e non richiede costi onerosi”.

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Attaccare le cellule tumorali, evitando il più possibile di interessare i tessuti sani circostanti. Per raggiungere questo scopo in radioterapia i fasci vengono conformati in modo da concentrare il trattamento sulla regione dove si trova il tumore. L’accuratezza di questa procedura richiede dispositivi in grado di stabilire la distribuzione della dose assorbita dal paziente con grande precisione spaziale e temporale. A questo serve lo strumento brevettato negli Stati Uniti da Mara Bruzzi, Marta Bucciolini, David Menichelli e Cinzia Talamonti dell’Ateneo fiorentino.

“Abbiamo messo a punto un rivelatore innovativo capace di misurare la dose e l’erogazione dei fasci prima del trattamento sul paziente nel caso di tecniche ad alta complessità – spiega Mara Bruzzi -  La particolare geometria del dispositivo e la scelta del materiale, il silicio sottile, sono in grado di assicurare la precisione necessaria per il trattamento, nei termini di un’alta risoluzione spaziale, elevate sensibilità, stabilità con la dose accumulata, elevate velocità di risposta e di acquisizione dati”.

Il brevetto è stato recentemente concesso in licenza a una ditta tedesca in vista della commercializzazione del prodotto.

 
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