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Cerimonia di consegna dei riconoscimenti accademici, il saluto del rettore Alberto Tesi

 

Autorità, Colleghe e Colleghi, Studentesse e Studenti, Signore e Signori.

Porgo a tutti voi il più cordiale benvenuto alla cerimonia di consegna dei riconoscimenti accademici, appuntamento con il quale oramai da qualche anno si
apre l’anno solare della nostra comunità. E' una giornata nata per festeggiare docenti, personale tecnico-amministrativo e studenti che si sono particolarmente distinti nella Università di Firenze. Ma è anche una giornata che ci permette di riflettere sul significato profondo del legame che da sempre caratterizza il rapporto fra giovani e brillanti studenti e coloro che dedicano la loro intera vita lavorativa all’Università.

Desidero ringraziare da subito i docenti e il personale tecnico-amministrativo, a cui oggi attribuiamo il riconoscimento dell’Ateneo. Il loro impegno, senso di
appartenenza, competenza e passione hanno consentito al nostro Ateneo di affrontare i tanti cambiamenti e superare le molte difficoltà incontrate, senza mai venir meno ai compiti fondamentali dell'alta formazione e della ricerca. Insieme a loro sono presenti gli studenti più meritevoli, che vogliamo premiare, non solo perché costituiscano un riferimento per tutti gli studenti, ma anche perché possano ricordare a noi docenti che la loro valorizzazione deve sempre guidare il nostro operato.

Anche la cerimonia di quest'anno si colloca all'interno di un periodo di grande trasformazione delle Università, chiamate ad attuare una legge di riforma che sta incidendo in profondità sul sistema universitario nazionale. Se possiamo affermare che le Università hanno fatto molto in questa direzione, dimostrando un grande senso di responsabilità verso i propri compiti fondamentali nella didattica e nella ricerca, non possiamo dire altrettanto guardando a ciò che hanno fatto, in materia di Università, i governi che si sono succeduti in questi ultimi anni.

La riforma doveva servire a rilanciare le Università verso un ruolo di rilievo nel contesto europeo della ricerca e dell'alta formazione. E' evidente che ciò purtroppo non è avvenuto. Insieme alla riforma e alla contestuale riduzione dei finanziamenti sono state introdotte molte norme e vincoli che hanno
finito per ledere pesantemente l’autonomia delle Università da ogni punto di vista: nel reclutamento, nell’offerta formativa dei corsi di studio, nel Dottorato di ricerca, nella gestione dell’attività di ricerca, nella capacità degli Atenei di rispondere alla sfida della competitività a livello internazionale.

La questione diventa adesso ancora più urgente proprio nel momento di avvio del programma Horizon 2020 e alla vigilia del rinnovo del Parlamento europeo che precede il semestre di Presidenza italiana. I sistemi di conoscenza, di cui le Università rappresentano una parte centrale, sono essenziali per il rilancio economico, per la creazione di uno spazio europeo della ricerca e per dare una prospettiva ai giovani. Nessun aggiustamento contabile e nessuna strategia di rilancio possono supplire alla mancanza di una politica verso i giovani e verso i sistemi educativi.

Il nostro Ateneo ha fatto la sua parte nell'attuazione della legge di riforma. Dal primo gennaio del 2013 sono infatti attivi i nuovi Dipartimenti che ereditano dalle Facoltà icompiti fondamentali nel reclutamento del personale e nella gestione della didattica. Dal 1 marzo 2013 sono attive le Scuole di Ateneo che svolgono un importante ruolo di coordinamento delle attività formative dei corsi di studio, i cui Presidenti ho il piacere di avere qui con me insieme ai Prorettori alla Didattica e alla Ricerca. Anche tutti gli altri organi, Senato Accademico, Consiglio di Amministrazione, Nucleo di
Valutazione, e così via, sono già operativi da tempo.

Con l'esercizio 2014 è stato anche attivato il passaggio alla contabilità economico-patrimoniale ed è stato completato il primo bilancio unico di Ateneo.
Si può quindi affermare che l'Ateneo ha rispettato i tempi previsti nell'attuazione della riforma. Si è trattato di un percorso che abbiamo cercato di rendere partecipato e trasparente, e che è stato ed è tuttora molto impegnativo: già il solo passaggio da Facoltà a Dipartimenti e Scuole credo fornisca la misura di quanto la riforma incida in profondità sull'organizzazione interna degli Atenei e quanto impegno, applicazione e lavoro ciò stia richiedendo a ciascuno di noi.

Lasciatemi dire anche che, grazie all'attenzione, al costante impegno e al senso di appartenza di tutta la comunità è stato possibile riportare la situazione economicofinanziaria del nostro Ateneo in una condizione di normalità nel contesto nazionale, risultato per altro raggiunto in una fase di forte riduzione del finanziamento complessivo al sistema universitario. Ciò ci permette di guardare con maggiore serenità al futuro e di poter pensare anche a qualche azione di maggiore supporto delle attività didattiche e di ricerca, a favore degli studenti e dei giovani studiosi e con particolare attenzione al tema dell'internazionalizzazione.

Molto comunque ancora rimane da fare; dobbiamo affrontare questi impegni con la consapevolezza che, solo attraverso una grande disponibilità all'ascolto di tutte le componenti e il ricorso a metodi partecipativi che le coinvolgano, riusciremo ad attenuare le tensioni che possono nascere dal necessario adeguamento della struttura organizzativa dell’Ateneo alle nuove esigenze della ricerca e della didattica. Siamo convinti, infatti, che solo accrescendo il senso di appartenenza all'istituzione e irrobustendo il senso di responsabilità di ciascuno di noi, e soprattutto di coloro che rivestono cariche istituzionali e dirigenziali, saremo in grado di affrontare con serenità e consapevolezza dei nostri mezzi le grandi sfide che ci attendono.

Sono molte le sfide che abbiamo davanti, per altro in un contesto di perdurante incertezza sull'entità delle risorse disponibili. Ci aspettano un nuovo modello di finanziamento degli Atenei dove la parte distribuita su base premiale aumenterà di anno in anno e la parte storica sarà riparametrata sui costi standard a partire da quello degli studenti, la partenza entro il prossimo anno della nuova Valutazione della Qualità della Ricerca i cui esiti sono e saranno pesantemente utilizzati nella distribuzione della parte premiale, il reclutamento di professori associati – a seguito dell'abilitazione scientifica nazionale i cui risultati si stanno completando in questi giorni – necessario e urgente per rendere più sostenibile l'offerta formativa, il reclutamento – altrettanto necessario e urgente – di giovani studiosi e di personale tecnico-amministrativo per rinvigorire le nostre attività, il processo di accreditamento
delle sedi e dei corsi di laurea, dei corsi di laurea magistrale, dei corsi di dottorato, e così via.

Tutto ciò avrà ripercussioni nella vita dell'Ateneo, che riusciremo a gestire tanto meglio quanto più saremo in grado di definire le linee strategiche e programmare le risorse in un quadro oggettivo e condiviso, sempre con l'obiettivo di consolidare e migliorare le attività didattiche e di ricerca del nostro Ateneo. Ciò sarà tanto più facile da conseguire quanto prima i Dipartimenti assumeranno a pieno quel ruolo propositivo e di responsabilità che spetta loro nell'alta formazione e soprattutto nel reclutamento dei giovani studiosi, in modo da non guardare solo al loro interno ma anche aprendosi a esperienze nuove e capaci in prospettiva di arricchire le potenzialità di ricerca.

Nei momenti di cambiamento, come l'attuale, l’esempio, la passione, la competenza, il merito e l’impegno di tutti i premiati di questa mattina ci sono di grande stimolo e fanno di questa giornata un evento molto rilevante e sentito per la nostra comunità. Con il titolo di professore emerito 19 nostri docenti raggiungono il massimo riconoscimento accademico, concesso direttamente dal Ministro. Tutti loro sono stati per noi negli anni passati degli irrinunciabili punti di riferimento, guidandoci e stimolandoci nell’attività di ricerca e nella docenza. Ed è molto importante che oggi possano continuare a partecipare alla vita scientifica dei nostri dipartimenti accompagnadoci nel non facile compito di formare le nuove generazioni di giovani studiosi.

Siamo altrettanto certi che i 34 colleghi che hanno dedicato tanti anni della loro vita professionale all'Università di Firenze continueranno a sentirsi parte integrante della nostra istituzione e della nostra comunità, anche se forse faranno più fatica a orientarsi nelle nuove denominazioni delle strutture.
A tutti loro va un sentito ringraziamento per averci aiutato a coltivare quel senso di appartenenza prima richiamato, ancor più necessario ora nella gestione del cambiamento, e ad aver contribuito a rafforzare il prestigio del nostro Ateneo. Siamo certi che sapervi ancora al nostro fianco ci aiuterà a mantenere e consolidare quella autorevolezza che oggi ci viene riconosciuta in campo nazionale e internazionale.

Ma certamente la passione e l’efficacia delle loro azioni non sarebbero state tali se non avessero incontrato nei loro percorsi tanti studenti come quelli che premiamo oggi: 12 laureati, uno per ogni Facoltà, perché loro facevano parte ancora delle “vecchie” Facoltà, che per primi, nella loro coorte, hanno conseguito il titolo con il massimo dei voti, e 7 dottori di ricerca a cui consegneremo il premio per le migliori tesi di dottorato, promosso dalla Firenze University Press, casa editrice dell'Ateneo. Questi premi rappresentano un riconoscimento simbolico per tutti coloro che conseguono un titolo di studio presso l’Università di Firenze, ma anche un’esortazione a scongiurare che si affermi nel Paese il luogo comune che la formazione universitaria convenga sempre meno.

Le statistiche dicono che laurearsi conviene in termini di opportunità prefessionali per i giovani, ma soprattutto conviene – lo ripetiamo – per la crescita economica, sociale e culturale di tutto il Paese. Per questo motivo auspichiamo che si intervenga, concretamente e quanto prima possibile, per rafforzare il diritto allo studio ed agevolare l'inserimento professionale dei giovani laureati nel mondo del lavoro. Dobbiamo impegnarci anche per garantire maggiore visibilità e apprezzamento per il Dottorato di ricerca. Ogni anno – come ci ricorderà fra poco il prof. Luigi Lotti – diventa sempre più difficile la selezione per il Premio FUP fra i tanti dottori di ricerca che si formano nel nostro Ateneo.

Oltre a fornire le opportunità di inserimento nel mondo della ricerca, auspicabilmente anche attraverso un piano straordinario di giovani ricercatori come recentemente richiesto al Premier e al Ministro, è necessario prevedere il riconoscimento del titolo di Dottore di ricerca all’interno della pubblica amministrazione e di promuoverne la valorizzazione nelle imprese. Ciò anche per consentire che i Dottori di ricerca possano davvero costituire l’ossatura di quella nuova classe dirigente aperta e consapevole di cui l’Italia ha bisogno.

Avviandomi a concludere questo mio saluto, intendo ringraziare tutti per la oramai consueta numerosa partecipazione a questa giornata di festa del nostro Ateneo. Una giornata che rinnova il sentimento di appartenenza di tutte le componenti della nostra comunità e rappresenta per tutti quanti noi uno stimolo a fare sempre meglio e che ci spinge ad affrontare le molte sfide davanti a noi, con senso del dovere, ma anche con entusiasmo, dedizione, passione e serenità.

 
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