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Scienziati in difesa del Ponte

Nei giorni scorsi il Corriere della Sera ha pubblicato l'appello a pagamento di trentanove studiosi italiani e stranieri in difesa del progetto per il Ponte sullo Stretto di Messina accantonato recentemente dal Governo. Tra i firmatari c'è Claudio Borri, direttore del CRIACIV (Centro di Ricerca Interuniversitario di Aerodinamica delle Costruzioni e Ingegneria del Vento) e direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell'Università di Firenze. Allo studioso fiorentino abbiamo chiesto perché la comunità scientifica abbia deciso di uscire allo scoperto e di sensibilizzare l'opinione pubblica.

Intorno al progetto si è sviluppato, soprattutto negli ultimi anni, un dibattito fortemente ideologizzato. Il progetto è stato presentato ai cittadini esclusivamente come una storia di sprechi, accentuandone gli aspetti politici e di utilità, mentre a noi interessa - specialmente ora che sul Ponte sta calando definitivamente il sipario - sottolineare il valore scientifico di questa impresa. Ecco il perché di questo appello.

Qual è il valore di quest'opera?

Il Ponte di Messina è un progetto di ingegneria civile unico al mondo con i suoi 3.300 metri di lunghezza (che porta un' autostrada ed una linea e la ferroviaria a doppio binario). Le soluzioni in termini di impalcato, materiale impiegato, criteri di sicurezza, affidabilità e impatto ambientale sono le più avanzate tra quelle esistenti. Per una costruzione di tale arditezza e complessità ci sono volute analisi molto specialistiche ed avanzate sulle varie componenti della struttura. L'area dello stretto di Messina è la meglio studiata ed analizzata di tutto il paese. Il lavoro è stato portato avanti da un team internazionale a guida italiana al quale hanno partecipato studiosi tra i più autorevoli al mondo. Il progetto è di assoluta rilevanza anche rispetto alla sostenibilità economica. Siamo sicuri che per questo insieme di ragioni, la tecnologia italiana (nel caso che l'opera fosse stata realizzata) si sarebbe potuta candidare alla realizzazione delle principali opere infrastrutturali del mondo da qui a 50 anni a venire.

Alla base del progetto c'è uno studio molto vasto e approfondito sull'area dello stretto. Che può dirci in proposito?

Sono state svolte delle analisi del suolo, dell'aria e dell'acqua estremamente dettagliate e accurate: prove in galleria del vento, simulazioni sui modelli, analisi del fondo marino, prospezioni geotecniche, ricerche sui flussi faunistici e migratori Abbiamo potuto ricavare in questo modo una formidabile mole di informazioni che sono state fondamentali per l'elaborazione del progetto e per fornire risposte soddisfacenti in termini di impatto ambientale. Sono disponibili adesso dati sulla risposta sismica, sugli aspetti idrogeologici e sul meteo marino che costituiscono un "know-how" rilevantissimo per tutta la comunità scientifica.

Il progetto si è avvalso del contributo scientifico dell'Università di Firenze. Qual è stato l'apporto del Dipartimento di Ingegneria Civile?

Insieme ad alcuni colleghi fiorentini abbiamo partecipato alla verifica e validazione tutta la parte relativa all'aerodinamica dell'impalcato con le prove in galleria del vento (ai fini di dimostrare una possibile riduzione della larghezza dell'impalcato), le controprove in Danimarca, i test sui piloni in Canada e le simulazioni al Politecnico di Milano. Tutte queste attività si sono svolte in collaborazione con un pool di studiosi, tra cui alcuni del CRIACIV, con il quale lo scambio e il confronto è stato assiduo e molto intenso. I risultati di queste prove sono state oggetto di pubblicazioni scientifiche. Il lavoro svolto in questi anni ha rafforzato la reputazione internazionale dell'Ateneo fiorentino sugli studi di stabilità aerodinamica.

Quali sono gli elementi di maggiore innovazione del progetto?

Per il Ponte di Messina sono state adottate soluzioni originali e all'avanguardia che hanno consentito un considerevole avanzamento delle tecniche di progettazione dei nuovi grandi ponti sospesi. Mi riferisco, per esempio, all'ottimizzazione del comportamento dell'impalcato al vento e all'interazione, ridotta ai minimi termini, con cavi pesanti decine di tonnellate per metro. Per avere un'idea di questo progetto possiamo pensare al ponte sospeso di Akashi-Kaikyo in Giappone. Rispetto a quest'opera la costruzione sullo stretto è più lunga di un chilometro e trecento metri e prevede la ferrovia. I binari sono inseriti in una malta elastica di silicone che non risente delle escursioni termiche ed è molto più leggera delle strade ferrate tradizionali. Questo nuovo sistema, chiamato "Embedded rail", consente il transito dei treni a 90 chilometri orari, anche in condizioni meteorologiche assai avverse.

Se, come sembra, sul progetto del ponte sullo stretto fosse irrevocabilmente posta la parola "fine" tutto il patrimonio di conoscenze accumulato in questi anni sarebbe davvero disperso?

Se il ponte non sarà realizzato ci troveremmo davanti a un incredibile paradosso. In altri paesi quali Stati Uniti, Hong Kong, Corea e Indonesia sono già stati programmati ponti sospesi di grande luce ispirati al "Messina Type". Insomma, un grande "know-how" di competenze e di saperi, finanziato dai contribuenti italiani, sarà sfruttato altrove.(rp)

 
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