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Un ormone che fa bene al cuore

La prevenzione e la terapia delle malattie cardiovascolari sono vicine a una svolta. Alcuni studi condotti all'Università di Firenze hanno evidenziato che la relaxina, un ormone della sfera riproduttiva prodotto principalmente durante la gravidanza, agisce con effetti positivi sul cuore. Come questo avvenga lo abbiamo chiesto a Daniele Bani del Dipartimento di Anatomia, Istologia e Medicina Legale dell'Ateneo.

La relaxina è una molecola chimicamente molto stabile che possiede forti analogie strutturali con l'insulina, ma agisce su altri recettori con effetti biologici diversi - spiega Daniele Bani - . Dalle ricerche più recenti è emerso con chiarezza che questo ormone riesce a modulare crescita e differenziazione delle cellule staminali di un cuore lesionato, partecipando alla riparazione spontanea dei tessuti del miocardio. Proprio la relaxina potrebbe essere uno dei fattori endogeni, a tutt'oggi non ancora identificati, che proteggono la donna dalle malattie cardiovascolari per tutta la vita fertile e le consentono, come è noto, di vivere più a lungo degli uomini.

Di recente sono stati avviati i primi studi su pazienti cardiopatici. Con quale esito?

I risultati preliminari sono stati incoraggianti. Un recente trial clinico condotto in 11 paesi su oltre mille pazienti con scompenso cardiaco acuto, per il quale le cure esistenti si erano dimostrate sostanzialmente inefficaci, ha dimostrato come terapie a base di relaxina sintetica riducano significativamente la mortalità. La sperimentazione è stata resa possibile dalla disponibilità di relaxina umana, che può essere ottenuta ad elevato grado di purezza ed in grandi quantità tramite la tecnica del DNA ricombinante.

Qual è stato il contributo scientifico dell'Università di Firenze nel corso di questa ricerca?

Nel nostro ateneo lo studio sulla relaxina viene condotto da diversi anni. Un gruppo di lavoro è stato diretto prima da Tatiana Sacchi e, a partire dal 2000, dal sottoscritto. In collaborazione con altri ricercatori di varia provenienza abbiamo portato avanti degli studi sperimentali da cui sono emersi i primi dati sugli effetti positivi della relaxina sulla funzione circolatoria e sulla capacità di proteggere il cuore infartuato attenuando il danno del muscolo cardiaco. I risultati delle nostre ricerche hanno trovato ampio riscontro nella letteratura scientifica internazionale e in altri studi. Un team di ricercatori dell'Università di Melbourne in Australia ha osservato una riduzione della fibrosi cardiaca attraverso degli esperimenti su dei topi, integrando quello che noi avevamo scoperto  e fornendo i presupposti per comprendere il successo della relaxina nei pazienti cardiologici.

In che tempi arriveremo alla messa a punto di un nuovo farmaco per la cura e la prevenzione delle malattie cardiovascolari?

Nel complesso siamo piuttosto ottimisti. A Firenze, in occasione della 6th International Conference on Relaxin and Related Peptides, patrocinato dal nostro Ateneo e dalla Società Italiana di Cardiologia, ci siamo confrontati a lungo  su questo aspetto insieme ad altri studiosi e ricercatori. Il quadro è incoraggiante. Insieme a Emanuela Masini del Dipartimento di Farmacologia dell'Ateneo fiorentino e a Mario Bigazzi dell'Istituto Prosperius pensiamo che siano maturi i tempi per un medicinale idoneo.

 
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