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L'identikit della casalinga del 2012

C'era una volta la casalinga di Voghera completamente dedita alla famiglia e ai lavori domestici. Lo stereotipo coniato da Umberto Eco per rappresentare la donna comune della piccola borghesia italiana è ancora oggi radicato nell'immaginario collettivo. Ma quel "paradigma" può considerarsi attuale o è completamente superato? E soprattutto si può tracciare un identikit della casalinga del 2012? Franca Alacevich e Annalisa Tonarelli del Dipartimento di Scienza della Politica e Sociologia del nostro Ateneo hanno condotto una ricerca dal titolo "Io lavoro a casa" commissionata dalla Provincia di Firenze.

L'indagine aveva l'obiettivo di dar voce alle casalinghe di oggi e metterle al centro della pianificazione dei servizi per l'impiego: capire come loro stesse si vedono, come valutano la loro attuale situazione occupazione e le loro aspirazioni - spiega Annalisa Tonarelli -. Per farlo abbiamo distribuito 500 questionari tra il mese di luglio e di ottobre. E' stato un lavoro impegnativo perché non esiste quasi niente nella letteratura scientifica.

E che cosa è emerso?

Le donne coinvolte nella nostra ricerca sono per lo più coniugate, hanno figli grandi e nella maggior parte dei casi il marito occupa una posizione professionale elevata. Dalle risposte che abbiamo raccolto siamo riuscite a mettere a fuoco quattro differenti profili: le casalinghe "soddisfatte", le più mature d'età, che hanno abbandonato presto il mondo del lavoro per rispondere ai bisogni della famiglia e rivendicano con orgoglio questa scelta; le "adattate" che hanno avuto un impiego per lungo tempo, l'hanno lasciato per seguire da vicino la prole, e sarebbero  pronte a rituffarsi in un'occupazione regolare per rendersi indipendenti dal marito; le "costrette" che sono state espulse dal mondo del lavoro e vivono con mortificazione la dimensione domestica; infine le "temporanee", più istruite e giovani rispetto alle altre, che vivono questa fase come uno stadio di transizione e restano alla finestra in attesa di occasioni più favorevoli per rientrare nell'attività produttiva.

Tra questi diversi profili quale può considerarsi più figlio della nostra epoca?

Indubbiamente quello delle casalinghe "temporanee". Sono laureate e hanno meno di 40 anni, ma piuttosto che accettare una mansione poco qualificata rispetto alla loro preparazione preferiscono investire sulla sfera familiare. Tuttavia questa scelta può rivelarsi molto rischiosa.

In che senso ?

Nel nostro Paese manca la capacità di valorizzare le risorse umane. E'un problema culturale che si ripercuote soprattutto sulle donne. Le "temporanee" che decidono di allontanarsi dal mondo produttivo avranno tante più difficoltà a rientrare, quanto più a lungo resteranno a casa. E'molto probabile dunque che molte di loro finiscano per diventare delle "adattate". Questa ipotesi è ancora più plausibile alla luce del fatto che molte giovani hanno un atteggiamento poco congruente con il loro livello di istruzione e le loro aspettative occupazionali, oltre che una visione molto tradizionale dei ruoli di genere. Reputano per esempio gli uomini più bravi nel lavoro e valutano che lo spirito di iniziativa invece più una loro prerogativa.

Secondo l'Istat il numero di quanti smettono di cercare un impiego è in forte aumento. Quale riscontro ha avuto la vostra ricerca tra le donne a questo proposito?

L'effetto scoraggiamento è in buona parte femminile. Andando a guardare le ragioni per cui le donne intervistate non cercano attualmente lavoro è eloquente il dato delle forzate: il 70% tra queste sostiene che trovare un'occupazione sarebbe impossibile.

Parlavamo di stereotipi. La casalinga tradizionale trova ancora una corrispondenza nella realtà?

Questo modello è rappresentato dalle "soddisfatte". In particolare per quanto riguarda la gratificazione che procura loro il ruolo nella vita domestica e l'indisponibilità a inserirsi nel mondo del lavoro. Invero, rispetto al passato, queste donne possono contare in misura più ampia nel sostegno del ménage familiare. Questo consente loro di disporre di maggiore tempo libero da destinare alla socialità. Le forme oggi sono ovviamente molto diverse da allora. Il tinello è stato spodestato da Internet. La rete è diventata sovrana ed è difficile da spodestare. (rp)

 

 

 

 

 

 
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