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La riscoperta dell'Amaranto, cibo dei Maya

Paolo Casini

Anticamente era uno degli alimenti dei Maya e degli Atzechi, ma per secoli la sua coltivazione è rimasta limitata a piccole comunità in Messico e sulle Ande. Oggi l’amaranto – uno pseudocereale non molto noto in Europa – viene riscoperto grazie alle sue virtù nutritive.
A questa riscoperta contribuiranno anche le prove di adattabilità della coltivazione della pianta nel nostro Paese che sono state condotte da un gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali, del Suolo e dell'Ambiente Agroforestale, guidato da Paolo Casini (nella foto) e Felice La Rocca.

Perché questo rilancio dell’Amaranto?
Le principali caratteristiche di questa specie, di cui, oltre ai semi, si possono consumare anche le foglie a guisa di spinaci, sono l’elevato contenuto di proteine, di lisina e di calcio, oltre ad essere caratterizzata dall’assenza di glutine e quindi idonea all’alimentazione dei celiaci. In particolare il contenuto di lisina dei semi, superiore ad alcuni alimenti di origine vegetale (cereali, fagioli, soia) e animale (carne, latte, uova), conferisce a questa specie elevate potenzialità di mercato. Attualmente, in Italia, è destinata quasi esclusivamente al settore salutistico.

In base a quali proprietà?
La farina di amaranto non contiene zuccheri semplici e questo, considerato l’elevato contenuto di amilopectina e di zuccheri complessi, consente il suo impiego nelle diete di obesi e diabetici. Un’utilizzazione particolare di questa specie è quella del “latte di amaranto” che, per il suo ottimo bilanciamento degli aminoacidi e per l’elevato contenuto di calcio, è indicato per l’alimentazione dei bambini, anziani e degli intolleranti al lattosio.

Ma potrebbe avere anche altri impieghi….
Le foglie di alcune varietà particolarmente pigmentate, possono essere utilizzate per l’estrazione di un colorante rosso per l’industria alimentare: da non  confondere con l’E123, colorante sintetico, vietato in  molte preparazioni alimentari, indicato anche come “Amaranto” proprio in considerazione della colorazione che conferisce, simile a quella della pianta. Altrettanto interessante è l’impiego dell’amaranto nel settore cosmetico e farmacologico, sebbene questo aspetto non sia ancora abbastanza studiato. L’olio di amaranto, grazie all’elevato tenore di vitamina E e di squalene, trova impiego soprattutto nel settore della cura della pelle e dei capelli e, più genericamente, nei formulati anallergici. Tra le proprietà riconosciute si distingue l’elevato potere antiossidante “anti- invecchiamento”.

Ma in Italia l’amaranto non ha ricevuto molte attenzioni…
In effetti è così, nonostante alcune prove agronomiche abbiano messo in evidenza la possibilità di introdurre questa specie con buoni risultati produttivi.

 


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