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L'Unione degli Studenti Africani di Firenze

Unione degli Studenti Africani di Firenze

Studiare ma anche stare insieme, condividere tempo e spazi, confrontare esperienze, valutare successi e insuccessi, progettare iniziative, divertirsi, crescere. In una parola sola, associarsi. Così nacque l’Università nel Medioevo e così continua a vivere oggi. Associazione studentesca per antonomasia, l’Università di Firenze è oggi una grande comunità animata dalla presenza di molte e diverse realtà associative studentesche.  Un mondo che abbiamo iniziato ad esplorare nello scorso numero del Notiziario, intervistando il presidente dell’Associazione degli Studenti e Studiosi Cinesi di Firenze. Protagonisti sono questa volta invece gli studenti africani, e la loro associazione, l’Unione degli Studenti Africani di Firenze, della quale parliamo con chi la presiede: Constant Nzimbala Mfuka.

Gli studenti africani iscritti all’Ateneo di Firenze sono circa 250. Un trend stabile, confermato dai dati sugli iscritti degli ultimi tre anni accademici: erano 247 nell’anno accademico 2008/09, poi 259 l’anno dopo, e 256 nell’anno accademico 2010/11. Uno su quattro proviene dal Camerun, il paese africano maggiormente rappresentato, seguito da Marocco (12,8% degli iscritti 2010/11) e dal Congo (10%). Tra le facoltà più gettonate Ingegneria (41 iscritti), Medicina (38) ed Economia (31). Guardando al genere, la presenza maschile supera di poco quella femminile: 118 le studentesse e 138 gli studenti.

Constant Nzimbala Mfuka, quando è nata e di che cosa si occupa la vostra Associazione?
L’Unione degli Studenti Africani di Firenze è nata nel giugno del 2005 per iniziativa di Abdoulaye Dieye, un ragazzo  senegalese che studiava informatica. Abdoulaye non voleva che gli studenti africani che si sarebbero iscritti all’Università di Firenze dopo di lui dovessero affrontare da soli le stesse difficoltà che aveva incontrato lui. Il primo anno di Università, senza dubbio difficile per tutti, è, per gli studenti stranieri, ancora più difficile. Abdoulaye non riusciva ad integrarsi nel contesto fiorentino, sia quello universitario che quello cittadino. Una condizione di isolamento e frustrazione che gli accese la voglia di creare un gruppo di studenti con un intento inizialmente conviviale. La nostra associazione quindi è nata proprio per affrontare i problemi che si presentano agli studenti africani appena arrivati a Firenze: disorientamento, isolamento e disinformazione. L’Associazione ha inoltre lo scopo di promuovere la cultura africana, facendola innanzitutto conoscere agli altri studenti attraverso l’organizzazione di iniziative culturali.

Hai conosciuto personalmente Abdoulaye? Perché ha fondato un’associazione degli “africani” e non una dei senegalesi?
No, non ho conosciuto il fondatore della nostra associazione perché si è laureato  prima della mia partenza dalla Repubblica democratica del Congo, avvenuta nel 2007 per studiare geologia.  Perché l’Africa? Certo l’Africa non è un paese, ma un continente con culture, lingue e gruppi etnici diversi. Ma gli studenti che arrivano a Firenze dall’Africa incontrano gli stessi problemi e per comunicare tra di loro possono comunque ricorrere ad una delle tre lingue europee maggiormente diffuse in Africa: francese, inglese e portoghese. La provenienza continentale, insomma, per noi è il punto di partenza per costruire un incontro tra studenti stranieri in difficoltà.

Quanti sono oggi gli studenti che fanno parte dell’associazione? Come siete organizzati? 
Ad oggi abbiamo 54 registrazioni ufficiali, ma siamo molti di più. Abbiamo preso contatti attraverso il passaparola, le mail e Facebook o di persona nelle case dello studente. Per iscriversi all’Associazione fino a poco tempo fa non era prevista nessuna procedura dal momento che, per principio, della nostra associazione fanno parte tutti gli studenti africani iscritti all'Università di Firenze. Solo per raccogliere dati utili per l’organizzazione e lo sviluppo dell’associazione, da quest'anno abbiamo predisposto un modulo e abbiamo invitato tutti i membri a compilarlo. Abbiamo uno Statuto e una regola interna, non ancora approvata, che è stata presentata nella prima assemblea dell’associazione: la presidenza dell’associazione deve essere riassegnata annualmente ad uno studente proveniente da un Paese diverso da quello da cui proveniva il presidente precedente. Si sono succeduti finora alla presidenza dell’Associazione studenti provenienti dal Senegal, dal Camerun e dal Marocco. Per alcuni anni il principio della rotazione non è stato rispettato, ed ora vorremo metterlo per iscritto nel Regolamento interno che stiamo redigendo. Inoltre il nostro Statuto prevede un consiglio direttivo composto da sette membri eletti dall'assemblea di tutti i soci. Fanno inoltre parte del consiglio direttivo anche i rappresentanti dei Paesi di provenienza dei soci.

Quali sono le attività che avete organizzato in passato e quali quelle in programma per il futuro?
Con il sostegno finanziario del Diritto allo Studio Universitario (DSU-Toscana), ogni anno organizziamo la cosiddetta “settimana culturale” alla casa dello studente Calamandrei. In programma di solito abbiamo, oltre ad una o più conferenze-dibattito su temi di attualità, una presentazione della gastronomia africana, una sfilata di abiti tradizionali e una serata di musica tradizionale. Abbiamo pure organizzato molti tornei sportivi. Queste iniziative hanno rappresentato per noi, fino ad ora, gli eventi più importanti, ma adesso vogliamo cercare di crescere e andare oltre. Credo che dobbiamo prendere consapevolezza che noi studenti siamo potenzialmente la futura classe dirigente dell’Africa e l’associazione quindi deve diventare non solo un luogo di aggregazione, ma uno spazio di confronto delle opinioni e di costruzione di un’unione autentica.
Adesso stiamo cercando di fare un censimento degli studenti africani iscritti all’Università di Firenze per contattarli tutti e invitarli ad associarsi. Inoltre, grazie alla collaborazione del Centro Internazionale “La Pira” di via Pescioni, che ci ha messo a disposizione uno spazio, apriremo, a partire dalla fine di agosto, uno sportello per accogliere le future matricole africane.
Per il futuro stiamo pensando a un cineforum alla casa dello studente Calamandrei, aperto a tutti, su tematiche da concordare con altre associazioni studentesche o istituzioni fiorentine e a una settimana culturale più ampia in cui presentare la cultura di più Paesi africani. Siamo in ogni caso disponibili a collaborare con associazioni e istituzioni che abbiamo obiettivi simili o convergenti con i nostri.

Tra le iniziative di cui vi occupate, rientra anche la redazione del giornale “L’Africa c’è”. Come è nata questa idea e qual è la vostra linea editoriale?
L’idea di fondare un giornale tutto nostro è nata nel 2007. Abbiamo scelto di chiamarlo “L’Africa c’è” perché sentivamo il bisogno di sottolineare che quello che si dice dell’Africa non è sempre vero. Che esiste un’altra Africa oltre a quella che compare nei media occidentali. Le informazioni che circolano spesso drammatizzano eccessivamente i fatti, distorcendo la realtà. La redazione del giornale è composta da studenti volontari, appassionati di cultura, scrittura e giornalismo, che di volta in volta scelgono un tema e lo approfondiscono, mettendo a confronto diversi articoli tratti da testate giornalistiche di tutto il mondo o da siti web. Attraverso questo lavoro, cerchiamo di ricostruire, laddove possibile, la complessità dei fatti, e speriamo di riattivare nei nostri colleghi africani il desiderio e la voglia di conoscere quello che succede a casa propria.(gg)

 
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