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L'apprendimento permanente, compito istituzionale

Giorgio Federici

Si è tenuto il 3 luglio 2012, presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche a Roma, il Convegno “L’apprendimento permanente per la crescita del patrimonio culturale professionale ed economico del Paese. Il Contributo delle Università” organizzato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dalla Rete Universitaria Italiana per l’Apprendimento Permanente (RUIAP), cui aderiscono oltre trenta Atenei italiani fra cui l’Università degli Studi di Firenze e la sua partecipata IUL, Italian University Line, l’università telematica per la formazione del personale della scuola. Sul sito della RUIAP si possono trovare alcuni interventi.


Il Convegno ha avuto luogo a pochissimi giorni di distanza dall’approvazione definitiva della Camera dei Deputati del disegno di legge di riforma del mercato del lavoro, divenuto Legge della Repubblica il 27 giugno 2012. Il provvedimento contiene, infatti, una parte fortemente innovativa (i commi da 51 a 63 dell’articolo 4), che disciplina in modo organico in Italia l’apprendimento permanente e i processi di certificazione delle competenze delle persone, individuando al suo interno un ruolo rilevante per le Università, in analogia a quanto accade in molti altri Paesi Europei e in attuazione di quanto l’Unione Europea ha chiesto da tempo con diverse disposizioni e risoluzioni.
Si tratta di un ambito d’intervento che costituisce una sfida per le Università italiane, da tempo chiamate a fare i conti con una utenza adulta, che ha esigenze, interessi e problemi molto diversi da quella tradizionale, peraltro in calo per ragioni demografiche e di crisi dei sistemi di insegnamento superiore. Una utenza che costituisce non solo una nuova linfa per gli Atenei, ma anche una sollecitazione forte a innovare i servizi di orientamento e di placement e ad articolare la didattica centrandola sui risultati degli apprendimenti, sugli allievi e non sui professori, anche avvalendosi in modo adeguato delle nuove tecnologie.


Come ha osservato il Ministro Profumo nel suo intervento al Convegno, le Università debbono configurarsi come un “hub” che non si limita all’insegnamento da esse erogato ma che deve svolgere il ruolo di riconoscere le competenze delle persone che intendono accedere ai propri corsi, estendendo la propria azione anche alla costruzione degli standard e dei sistemi nazionali e territoriali di certificazione delle competenze.
È necessario ora valutare operativamente le conseguenze del riconoscimento dell’apprendimento permanete come compito istituzionale dell’università. Questo fatto avrà delle implicazioni molto rilevanti nei prossimi anni e richiederà un cambiamento prima di tutto degli statuti (quello dell’Università di Firenze, ad esempio, accenna solamente e brevemente alla formazione permanente) e uno sviluppo di una diversa organizzazione didattica e dei nuovi servizi per gli studenti.


Un altro elemento molto importante della nuova legge è la equiparazione della formazione in presenza a quella a distanza come entrambi strumenti per rendere disponibile a chi lavora, a chi non può frequentare una formazione di qualità. È questo un punto essenziale: da una analisi dei master di primo livello degli ultimi anni si evidenzia il fenomeno dei master delle università telematiche (40% degli iscritti a nel AA 2019/10). Questi master hanno come utenti gli insegnanti della scuola e altre figure professionali ( laureati in giurisprudenza, professioni sanitarie) che cercano di rimpinguare il curriculum per i punteggi per concorsi e trasferimenti nella Pubblica Amministrazione. Che forse non è uno degli obiettivi prioritari di una formazione che risponda al fabbisogno sociale dell’Italia. Si tratta di un vero e proprio fenomeno che, oltre all’aspetto speculativo, dà una cattiva immagine alla innovazione digitale nella formazione universitaria, unica in grado di offrire a milioni di persone adulte (come è necessario nella società della conoscenza) una formazione accessibile e flessibile, ma che deve essere di qualità controllata e certificata.


Nel 2012 l’Ateneo fiorentino ha iniziato un percorso di innovazione didattica nelle direzioni sopra ricordate con il Convegno del 21 marzo 2012 sull’innovazione digitale. La prossima tappa pubblica sarà l’ospitalità che il nostro Ateneo darà il 22 e 23 novembre 2012 al Seminario “Apprendimento permanente e riconoscimento dell’apprendimento pregresso”, organizzato dai Bologna Experts in collaborazione con la RUIAP. Sarà un momento importante per proposte e linee guida per sviluppare una concreta innovazione  nelle università italiane nel rispetto della nuova missione istituzionale.

Giorgio Federici
Delegato per e-learning & lifelong learning dell'Università degli Studi di Firenze

 
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