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Conclusa spedizione geologica sul Monte Ararat

 

Conclusa con successo una spedizione scientifica e alpinistica sul monte Ararat in Turchia, promossa da ricercatori dell'Università di Firenze in accordo con altri quattro atenei e in collaborazione con il CAI (Club Alpino Italiano). Scopo della missione, verificare le condizioni dell'antico vulcano dal punto di vista geologico e ambientale.

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Tra il 17 e il 28 luglio scorso il team di dieci persone, sotto la responsabilità di Carlo Alberto Garzonio del Dipartimento di Scienze della Terra del nostro ateneo, che presiede anche il Comitato scientifico centrale del CAI, ha effettuato rilievi ed analisi sul ghiacciaio sommitale tra le quote di 4800 e 5200 metri. Sono stati condotti sondaggi sull'altezza della neve, profili ed analisi stratigrafiche del manto e prelevati campioni di ghiaccio e di rocce vulcaniche in zone diverse della montagna.

Il materiale raccolto sarà oggetto di un intenso lavoro di analisi (soprattutto per le datazioni, con analisi microbiologiche, chimiche, minero-petrografiche, etc.) nei vari laboratori delle Università coinvolte – oltre a Firenze, le Università di Milano Statale, Milano Bicocca, dell'Aquila e il Politecnico di Milano.

"La spedizione è stata un successo, anche se ci sono stati alcuni cambiamenti di programma soprattutto per organizzare al meglio i campionamenti in quota, una volta verificate le condizioni del ghiacciaio – spiega Garzonio -. Abbiamo raggiunto la vetta il 23 luglio ed eseguito i rilievi e gli scavi a quota 5000".

Riccardo Avanzinelli, Raffaello Cioni e Simone Tommasini del Dipartimento di Scienze della Terra, inoltre, hanno svolto un esteso campionamento finalizzato agli studi ed alle analisi petro-vulcaniche fin dal primo giorno di operatività sulla montagna dalla quota 4200 metri, per poi scendere e spostarsi in altri punti reputati idonei per la finalità della ricerca scientifica.

Molte osservazioni hanno riguardato le gravi condizioni di instabilità gravitativa presenti nell'area degli attuali percorsi di salita alla montagna, a forte rischio di frane a causa del ritirarsi del ghiacciaio principale.

"E' stata importante anche l'esperienza di incontro con la popolazione locale, composta da famiglie di pastori in alta quota, per lo più di etnia curda – aggiunge Garzonio (primo da destra nell'immagine seguente) -. Fra l'altro due medici del CAI, specialisti di medicina di montagna, hanno eseguito visite e consulti e distribuito farmaci".

 

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